L’Oleodotto Transalpino (TAL) è una struttura lunga 753 chilometri (145 km in territorio italiano), costruita nel 1967, che collega Trieste alla Baviera (Germania) e alla Repubblica Ceca, passando per Friuli-Venezia Giulia e Austria. Il TAL, gestito da un consorzio di grandi compagnie petrolifere, gioca un ruolo cruciale per l’approvvigionamento di petrolio in Austria, Repubblica Ceca e Germania meridionale, a maggior ragione considerando l’attuale contesto geopolitico.
Il recente panorama mondiale, con la guerra Russia-Ucraina, ha accresciuto la sua importanza strategica, spingendo la Repubblica Ceca a proporre un aumento della capacità di trasporto di 4 milioni di tonnellate annue per migliorare la sicurezza energetica.
Espansione e controversie
Il progetto di espansione del TAL, che citiamo tra i Casi Non Virtuosi monitorati da MIRA, riguarda le 4 stazioni di pompaggio di San Dorligo, Reana, Somplago e Paluzza-Cercivento con impianti combinati di calore e energia a gas fossile (CHP) lungo la sezione italiana dell’oleodotto, nel Friuli-Venezia Giulia. Il progetto è dichiarato nelle relazioni tecniche come “efficientamento energetico basato sulla Cogenerazione ad Alto rendimento”. Questi impianti, destinati a migliorare l’efficienza operativa del TAL, emetterebbero gas serra equivalenti a quelli di 40.000 famiglie all’anno (dati dalle Università di Trieste e di Udine) sollevando preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale di tali impianti tra ambientalisti, comunità locali e anche l’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia (APE), che ha espresso necessità di un ulteriore confronto tecnico tra SIOT, la stessa agenzia e la Regione per verificare i dati tecnici a disposizione delle parti.
Inoltre, la suddivisione del progetto in unità più piccole ha evitato una valutazione complessiva degli impatti ambientali (VIA), generando sfiducia tra le comunità locali e gruppi ambientalisti e portando a proteste pubbliche.

Credits: CEE Bankwatch
Critiche e azioni legali
Su mandato dei comitati locali, Legambiente, il Comune di Paluzza e il Movimento per la Difesa del Cittadino hanno presentato ricorso al TAR contro l’autorizzazione rilasciata dalla Regione FVG, sostenendo che la società non aveva titolo per operare sui terreni nei Comuni di Cercivento e Paluzza, dove erano stati autorizzati i lavori dalla Regione. Il TAR che ha accolto il ricorso, ha annullato l’autorizzazione costringendo a una revisione del progetto. Ciò nonostante la Regione FVG ha emesso un nuovo decreto di autorizzazione, sollevando nuove critiche e dubbi.
Una panoramica sulla situazione energetica italiana
Nel 2024, l’Italia ha registrato un significativo incremento nell’utilizzo delle energie rinnovabili. Secondo Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, le fonti rinnovabili hanno coperto il 41,2% della domanda elettrica nazionale, segnando un aumento rispetto al 37,1% del 2023.
Questo risultato è stato influenzato da una crescita del 30,4% nella produzione idroelettrica e del 19,3% in quella fotovoltaica, con quest’ultima che ha raggiunto un record storico di oltre 36 TWh di energia prodotta.
Nel 2024, l’Italia ha fatto progressi nell’uso delle energie rinnovabili, facendo passi avanti verso il raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali e dell’UE. Ma, l’espansione del TAL, con impianti di cogenerazione a metano che continueranno a emettere gas serra per decenni, sollevano preoccupazioni rispetto alla necessità di riduzione delle emissioni, che si teme siano un ostacolo verso la transizione ecologica. Nel frattempo, sono state sbarcate oltre 40 milioni di tonnellate di greggio nel porto di Trieste, il che apre interrogativi sul bilanciamento tra sicurezza energetica e la necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
Il caso “Impianti di cogenerazione SIOT” secondo i criteri MIRA
1) Trasparenza
Una delle principali osservazioni segnalate dalle Associazioni del territorio riguarda la mancanza di trasparenza nelle informazioni fornite dal gruppo TAL-SIOT e dalle pubbliche amministrazioni coinvolte nel processo decisionale. In particolare, Legambiente ha denunciato la difficoltà di reperimento di dati chiave e documenti rilevanti, condizione che non permette ai cittadini di valutare adeguatamente l’impatto del progetto nella sua integrità. Inoltre, i dati a cui è possibile accedere sul sito ufficiale della compagnia, secondo le Associazioni, non sarebbero completi e chiari.
2) Coinvolgimento dei cittadini
Nonostante alcune proposte di SIOT per coinvolgere e informare la comunità su questioni energetiche e di sostenibilità attraverso momenti dedicati, es. il TAL Energy Lectures, il territorio segnala la mancanza di un effettivo coinvolgimento e un’adeguata consultazione delle comunità locali nei processi decisionali. Questo ha portato a proteste pubbliche e azioni legali, indicando un percepito divario tra gli sforzi di coinvolgimento di SIOT e le aspettative della comunità.
In particolare nonostante le pubbliche richieste, le associazioni, hanno esplicitamente manifestato il disappunto sul non coinvolgimento da parte in un tavolo di confronto con SIOT, il Consiglio Regionale e tutti i portatori di interesse per discutere delle documentazioni prodotte.
3) Sostenibilità Ambientale, Sociale ed Economica
L’APE, secondo le statistiche di ARERA, ha stimato che il progetto comporterà un consumo aggiuntivo di 56 milioni di metri cubi di gas metano all’anno, equivalente al consumo domestico di circa 40.000 famiglie, aumentando del 6,36% i consumi regionali del settore civile. Le quattro stazioni di pompaggio comporteranno oltre 40 milioni di mc di gas aggiuntivi in Regione FVG, aumentando le emissioni di CO₂ di oltre il 3% all’anno, mentre l’obiettivo è ridurre del 4% all’anno per la decarbonizzazione.
Secondo SIOT gli impianti sono progettati per abbassare la viscosità del greggio, riducendo così l’energia necessaria per il trasporto, e hanno il potenziale per utilizzare, nel futuro, biometano prodotto da scarti agricoli locali. Tuttavia, secondo il parere tecnico dell’APE, per la stazione di Paluzza, risulta che l’azione cogenerativa (produzione di energia elettrica e di calore dalla combustione di metano) non produrrebbe alcun risparmio di energia complessivamente richiesta dagli impianti, a fronte di un aumento delle emissioni inquinanti e climalteranti, mentre l’effetto termico, finalizzato alla fluidificazione del greggio, si limiterebbe, per ammissione degli stessi proponenti, ad un aumento di circa 1°. Per approfondire, consultare il parere tecnico dell’APE FVG disponibile sul sito del Patto per l’Autonomia.
I gruppi ambientalisti, pertanto, sostengono che queste misure non si allineano con gli obiettivi di decarbonizzazione più ampi e potrebbero prolungare la dipendenza dai combustibili fossili. La sostenibilità di questi progetti rimane un problema controverso, in particolare riguardo al loro impatto ambientale a lungo termine.
4) VIA – Valutazione di Impatto Ambientale
La divisione del progetto di espansione del TAL in unità più piccole è stata un punto significativo di contesa. I critici sostengono che questa strategia sia intesa a evitare Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) complete, che fornirebbero una visione più olistica dei potenziali impatti del progetto. Suddividendo il progetto in segmenti più piccoli, valutati individualmente, le implicazioni ambientali e sociali complessive potrebbero non essere considerate ed affrontate adeguatamente.
5) DNSH
Garantire la conformità al principio DNSH è cruciale per i progetti che ricevono fondi UE. Mentre SIOT afferma che le sue iniziative, come gli impianti di cogenerazione, sono allineate alle linee guida dell’UE sulla transizione ecologica, ci sono preoccupazioni sul fatto che questi progetti soddisfino realmente i criteri DNSH. L’uso continuato di combustibili fossili e i potenziali rischi ambientali posti dall’oleodotto ampliato e dalle infrastrutture correlate sollevano dubbi e domande sulla loro conformità al principio DNSH e agli obiettivi più ampi di sviluppo sostenibile.