Il lungo cammino verso una concreta transizione verde e socialmente giusta per Taranto ha finalmente compiuto un passo decisivo: l’Autorità di gestione nazionale ha dato il via libera al piano esecutivo per la città pugliese, approvato dalla Regione Puglia. Il documento arriva due anni e mezzo dopo l’approvazione del Piano Nazionale, periodo in cui non si è potuto operare per l’implementazione del Fondo sul territorio. Per il territorio, segnato da decenni di inquinamento e crisi economica, si apre ora un nuovo capitolo: con l’approvazione del piano, Taranto potrà ora accedere a 796,6 milioni di euro del Fondo per una Transizione Giusta, o Just Transition Fund (JTF), il programma dell’Unione Europea che sostiene le regioni più colpite dalla transizione verso un’economia sostenibile.
Si tratta di una grande opportunità, ma non c’è tempo da perdere, viste le scadenze al 2026 per parte dei finanziamenti del Fondo. Le risorse vanno impiegate con criterio, garantendo progetti di qualità e senza sacrificare il tessuto delle piccole e medie imprese (PMI) per favorire esclusivamente gli interessi delle grandi industrie. La transizione deve essere equa, evitando il rischio che solo pochi soggetti dominino la distribuzione dei fondi, lasciando i lavoratori indietro o privi di strumenti per adattarsi al cambiamento.
Decarbonizzazione, innovazione e formazione: la transizione giusta a Taranto
Il piano esecutivo per la città di Taranto, documento strategico che definisce le modalità concrete con cui vengono utilizzati i fondi europei nell’area, ruota attorno a tre pilastri fondamentali: decarbonizzazione, formazione e ricerca. L’obiettivo è realizzare una trasformazione energetica concreta attraverso investimenti nelle rinnovabili, nell’efficienza energetica e nell’innovazione industriale.
Tra le iniziative chiave, figurano progetti per lo stoccaggio di energia da fonti rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica e lo sviluppo dell’idrogeno verde. È importante che, la necessità di rispettare i tempi imposti dai finanziamenti europei non porti a soluzioni affrettate e di scarsa qualità. Investire in infrastrutture poco efficaci o in progetti con bassa redditività ambientale ed economica sarebbe un errore irreparabile.
Parallelamente, come da obiettivi del fondo, è previsto un programma di formazione e riqualificazione dei lavoratori, in particolare di quelli a rischio disoccupazione a causa della riconversione dei settori industriali tradizionali. È essenziale che questa transizione non lasci indietro nessuno, ma anzi garantisca nuove opportunità lavorative in un’economia sempre più green.
Le risorse stanziate non sono sufficienti per tutti i progetti previsti. Ad esempio, il Comune di Taranto, che aveva richiesto 245 milioni di euro, ne ha ottenuti solo 114, mentre i fondi per le bonifiche sono stati drasticamente ridotti. La transizione ecologica richiede una gestione attenta e trasparente delle risorse, un aspetto che finora è stato spesso sottovalutato.
Sostenibilità energetica, diversificazione economica e innovazione per trasformare Taranto
Oltre alle bonifiche e alla protezione ambientale il piano punta su sostenibilità energetica e innovazione per rilanciare l’economia locale. Con 40 milioni di euro, sarà sviluppata una Hydrogen Valley per la produzione e lo stoccaggio di idrogeno verde. Inoltre, 8 milioni finanzieranno comunità energetiche per promuovere modelli decentralizzati e sostenibili.
Altri 74 milioni saranno investiti per aiutare le imprese nella transizione ecologica, con focus su riciclo ed economia circolare. Parallelamente, 78 milioni sosterranno innovazione e diversificazione economica, valorizzando settori locali come la mitilicoltura e incentivando modelli eco-innovativi.
Novità in Sardegna: Contratti di Investimento (CI) per far ripartire il Sulcis
Parallelamente alla transizione di Taranto, la Regione Sardegna sta beneficiando di importanti finanziamenti, con l’introduzione dei Contratti di Investimento. Questo strumento, come spiega la stessa Regione, è un’iniziativa di incentivazione negoziale che favorisce la realizzazione di proposte di investimento strategiche e innovative, di rilevante dimensione, per sostenere la competitività dei sistemi produttivi locali e delle filiere esistenti o in via di costituzione. Tra i progetti ammessi ci sono nuove unità produttive, ampliamento della capacità produttiva e riconversione delle attività industriali.
La dotazione finanziaria iniziale per i Contratti di Investimento in Sardegna ammonta a 81 milioni di euro, destinati a vari settori strategici, con particolare attenzione all’area del Sulcis Iglesiente. In particolare, 5 milioni di euro sono stati destinati alla transizione economica e occupazionale del Sulcis Iglesiente, nell’ambito del PN JTF Italia 2021-2027, per sostenere l’adattamento e la riconversione delle imprese e dei lavoratori nella regione.
Con l’attivazione dei Contratti di Investimento, la Regione Sardegna punta a promuovere l’innovazione, la sostenibilità e la competitività del tessuto produttivo locale. Questo strumento rappresenta un’opportunità significativa per le aziende che vogliono sviluppare progetti strategici, migliorare la loro capacità produttiva e rispondere alle sfide della transizione verde.
Inoltre, come anticipato in nostro precedente articolo, tra le novità più rilevanti, il 5 dicembre è stata pubblicata la Determinazione riguardante il “Programma Nazionale Just Transition Fund Italia 2021-2027 – Piano territoriale Sulcis. Azione 1.4”, che riguarda la bonifica di siti da destinare a nuove attività economiche.
Un futuro sostenibile per le comunità del Sud
Il piano di transizione ecologica per Taranto e il Sulcis, sostenuto dal Just Transition Fund, offre a queste due Province opportunità di rinascita economica e ambientale. Ma il successo dipenderà dalla qualità delle scelte fatte oggi: di fronte ai numerosi ritardi e rallentamenti, diventa urgente accelerare il processo di implementazione, in vista delle scadenze previste dai Fondi europei (come quella del 2026). La transizione deve essere rapida ma non affrettata, evitando sprechi e investimenti inefficienti. Le piccole e medie imprese non possono essere sacrificate per favorire solo le grandi realtà industriali, e la qualità dei progetti deve rimanere prioritaria.
Se gestiti con trasparenza, visione strategica e un vero coinvolgimento del territorio, cosa che allo stato dell’arte non si è verificata, questi investimenti potranno trasformare Taranto e il Sulcis, creando un modello di sviluppo sostenibile che generi benessere diffuso e nuove opportunità per imprese e lavoratori sul territorio.