Tutela di diritti e ambiente: chiediamo alla Commissione UE di non riaprire la CSDDD

In attesa della presentazione del primo pacchetto Omnibus da parte dei Commissari Europei Séjourné e Dombrovskis prevista per domani, mercoledì 26 febbraio, anche la noi ci uniamo alle oltre quaranta realtà della società civile italiana nella firma di una lettera aperta indirizzata alla Commissione Europea. L’appello esprime forte preoccupazione per il futuro della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) in materia di sostenibilità aziendale il cui percorso appare a rischio.

Link alla lettera con elenco di tutti i firmatari 

Il pacchetto Omnibus, che la Commissione UE presenta come un intervento di semplificazione legislativa per ridurre gli oneri amministrativi delle imprese, potrebbe in realtà compromettere gli impegni richiesti alle aziende, abbassando le tutele per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nelle filiere globali.

A coordinare l’iniziativa è Impresa 2030, network di organizzazioni per promuovere l’adozione e l’attuazione di una Direttiva comunitaria che imponga alle aziende di rispettare i diritti umani e ambientali lungo la catena del valore. Nonostante la CSDDD sia entrata in vigore a luglio 2024, nei mesi scorsi è stata inclusa nel processo di revisione legislativa annunciato dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

La CSDDD, nella sua forma attuale, assicura maggiore uniformità e certezza del diritto, imponendo anche ai fornitori extra-UE di adeguarsi agli standard europei in materia di diritti umani e tutela ambientale. Non si tratta solo di stabilire regole comuni, ma anche di proteggere il tessuto produttivo italiano, in particolare le PMI, spesso esposte a contratti predatori e pratiche sleali che possono portare a violazioni normative. La Direttiva non solo previene e gestisce queste dinamiche, ma impone anche alle grandi aziende di rivedere clausole contrattuali vessatorie nei confronti dei fornitori più piccoli, contribuendo così a un’economia più equa e sostenibile.

Per questo, attraverso la lettera, chiediamo che la Direttiva non venga riaperta e che la Commissione Europea proceda con strumenti esecutivi per facilitarne l’attuazione, permettendo così agli Stati membri di recepirla senza comprometterne l’efficacia.

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