Il Caso: il dissalatore del Fiume Tara

Il progetto del dissalatore sul fiume Tara, sviluppato dall’Acquedotto Pugliese, è uno dei più ambiziosi in Italia per la dissalazione delle acque salmastre. L’impianto, che sarà il più grande del paese, è progettato per produrre fino a 60.000 metri cubi di acqua potabile al giorno, sufficienti per rifornire circa 385.000 persone. La costruzione dell’impianto dovrebbe iniziare entro gennaio 2025 e completarsi entro due anni.

Il progetto, originariamente inserito nel Programma Nazionale Just Transition Fund, che ha destinato alla provincia di Taranto risorse pari a 796 milioni di euro, è stato trasferito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) a causa di dubbi sulla sua sostenibilità. Il costo stimato del progetto è di 100 milioni di euro, di cui 27 milioni finanziati dal PNRR. La realizzazione è affidata a un’associazione temporanea di imprese composta da Cisa Spa, Ecologica Spa, Suez Italy, Suez International, Edil Alta, con la progettazione curata da Ai Engineering e Consorzio Uning.

Tecnologie e procedure

L’impianto utilizzerà la tecnologia dell’osmosi inversa per filtrare l’acqua salmastra del fiume Tara, che ha una salinità di soli 3-4 grammi per litro (g/l), processo meno impattante rispetto alla dissalazione dell’acqua di mare, che ha una salinità di circa 35 g/l. L’impianto sarà alimentato da un sistema fotovoltaico con circa 2.000 pannelli, che produrrà 1.250 MWh di energia all’anno, contribuendo a ridurre l’impronta di carbonio del processo. Inoltre, si prevede un risparmio energetico di circa 14.000 MWh all’anno grazie alla riduzione dell’emungimento delle acque di falda.

Impatto ambientale e autorizzazioni

Attualmente, il progetto è soggetto a uno studio di fattibilità e deve ottenere tutte le autorizzazioni necessarie, tra cui il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR). Questo provvedimento determinerà se il progetto potrà procedere come previsto. L’ARPA Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente) ha espresso dubbi sulla qualità ecologica del fiume Tara, supportati da monitoraggi che hanno evidenziato una scarsa qualità dello stato ecologico del fiume.

Osservazioni delle Associazioni del territorio

Le associazioni ambientaliste hanno evidenziato che il progetto potrebbe avere un impatto negativo sugli ecosistemi locali. Il prelievo di 1.000 litri al secondo dal fiume Tara potrebbe alterare l’habitat e compromettere la biodiversità del fiume, già caratterizzato da una scarsa qualità ecologica. ARPA Puglia ha sottolineato che l’ecosistema del Tara ha una scarsa diversità biologica e potrebbe non sopportare variazioni strutturali significative, come il prelievo di grandi quantità d’acqua.

Inoltre, il dissalatore, pur essendo parzialmente alimentato da energia rinnovabile, consumerebbe una quantità significativa di energia (circa 25.380.961 kWh all’anno), equivalente al consumo di circa 9.400 famiglie. Le emissioni di CO2 associate al funzionamento del dissalatore restano elevate, con un fabbisogno energetico netto di 10.474.975 kWh, nonostante il contributo del fotovoltaico, contraddicendo l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra. Inoltre, è stato sottolineato che il dissalatore, sebbene destinato a mitigare la scarsità d’acqua causata dalla crisi climatica, contribuirebbe paradossalmente all’aggravamento delle emissioni di CO2 e, quindi, al surriscaldamento globale.

Infine, le associazioni hanno suggerito alternative più sostenibili come sfruttare le sorgenti del Sarmento e del Sauro, la cui attivazione è attesa da 40 anni. La riduzione delle perdite idriche (attualmente oltre il 43%) potrebbe garantire una maggiore disponibilità di acqua senza compromettere l’ambiente. Le associazioni hanno anche proposto l’uso dei reflui affinati dei depuratori Gennarini e Bellavista, che potrebbero fornire ulteriori 500 metri cubi al secondo per usi non potabili.

Il Caso “Dissalatore del fiume Tara” secondo i Criteri MIRA

Per valutare l’efficacia e la sostenibilità degli investimenti verdi in Italia, applichiamo cinque criteri rigorosi alle misure finanziate dai fondi europei. I nostri criteri fanno riferimento ad elementi fondamentali che ogni misura deve soddisfare per garantire un uso responsabile ed efficace dei fondi europei verso una transizione ecologica e sociale. Quali sono violati secondo MIRA nel caso del dissalatore del Fiume Tara:

1) Coinvolgimento dei Cittadini

Secondo i cittadini e le associazioni ambientaliste locali, le realtà che abitano e vivono il territorio non sono state coinvolte adeguatamente nelle fasi di pianificazione e decisione del progetto. Le preoccupazioni sollevate dalle comunità locali riguardano principalmente l’impatto ambientale e la gestione delle risorse idriche, preoccupazioni che non sono state adeguatamente ascoltate e integrate nel processo decisionale. La partecipazione dei cittadini è essenziale per garantire trasparenza e accettabilità sociale del progetto, attraverso incontri pubblici, consultazioni e dibattiti a carico delle istituzioni locali, per raccogliere feedback e preoccupazioni, garantendo che le voci dei cittadini siano effettivamente considerate nelle decisioni finali.

2) Sostenibilità Ambientale, Economica e Sociale

Ambientale: le associazioni del territorio hanno evidenziato che il progetto potrebbe avere un impatto negativo sugli ecosistemi locali. Il prelievo di grandi quantità di acqua dal fiume Tara potrebbe alterare l’habitat e compromettere la biodiversità del fiume, che già versa in una condizione ecologica precaria.

Economica: il progetto richiede un investimento significativo in termini economici e, nonostante i finanziamenti del PNRR, il costo energetico e di gestione dell’impianto potrebbe risultare elevato, ponendo dubbi sulla sua sostenibilità economica a lungo termine.

Sociale: le comunità locali hanno espresso preoccupazioni circa l’impatto del dissalatore sulle risorse idriche locali, temendo che possa aggravare la scarsità d’acqua piuttosto che alleviarla.

3) DNSH – Do No Significant Harm

Secondo le associazione del territorio (tra cui Peacelink e Giustizia per Taranto) le emissioni di CO2 legate al consumo energetico del dissalatore, insieme all’uso previsto di una turbina alimentata a gas naturale per la produzione di energia, sono in contrasto con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Inoltre, l’impatto potenziale sull’ecosistema del fiume Tara potrebbe rappresentare un danno significativo per l’ambiente, contravvenendo agli obiettivi di salvaguardia e miglioramento dello stato di conservazione degli habitat naturali.

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