Il Dissalatore di Taranto: promesse green e dubbi ambientali
A Taranto, in Puglia, è in fase di progettazione uno dei dissalatori più ambiziosi d’Italia. Presentato alla Fiera Ecomondo di Rimini, il dissalatore del fiume Tara promette di produrre fino a 60.000 metri cubi di acqua potabile al giorno, migliorando l’approvvigionamento idrico della regione.

Il progetto, con un costo stimato di 100 milioni di euro, di cui 27 finanziati dal PNRR, è realizzato da un’associazione temporanea di imprese (Cisa Spa-Ecologica Spa, Suez Italy, Suez International, Edil Alta) e progettato da Ai Engineering e Consorzio Uning. L’impianto utilizza la tecnologia dell’osmosi inversa per filtrare l’acqua salmastra del Tara, che ha una salinità di soli 3-4 grammi per litro, rendendo il processo meno impattante rispetto alla dissalazione dell’acqua di mare che ne contiene circa 35 gr per litro.
Il dissalatore mira a ridurre l’emungimento delle acque di falda, una delle principali fonti di approvvigionamento idrico della Puglia, comportando un risparmio energetico di circa 14.000 MWh all’anno e minimizzando il rischio di miscelazione tra acqua dolce e salata. Inoltre, sarà alimentato da un impianto fotovoltaico con circa 2.000 pannelli, contribuendo alla produzione di 1.250 MWh di energia all’anno e riducendo l’impronta di carbonio del processo.

Nonostante le promesse, il progetto ha suscitato critiche. La Commissione VIA VAS del Ministero dell’Ambiente e ARPA Puglia hanno espresso dubbi sulla qualità ecologica del fiume Tara, supportati da monitoraggi che hanno evidenziato una scarsa qualità dello stato ecologico del fiume. Legambiente Taranto ha sollevato preoccupazioni sull’impatto ambientale del progetto, temendo danni agli ecosistemi locali e alle risorse idriche, suggerendo alternative più sostenibili, come sfruttare le sorgenti del Sarmento e del Sauro e ridurre le perdite idriche, che potrebbero garantire una maggiore disponibilità di acqua senza compromettere l’ambiente e il benessere delle comunità locali.
Attualmente, il progetto è ancora allo studio di fattibilità e non ha ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie. È sottoposto a Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR), che determinerà se potrà procedere come previsto.