La transizione verde non deve lasciare indietro nessuno, questo principio fondamentale lo abbiamo ormai pienamente interiorizzato. Il principio del “leave no one behind” è stato infatti messo al centro del Green Deal europeo sin dalla sua presentazione nel 2019, sottolineando l’impegno delle Istituzioni europee nel promuovere una transizione verde che sia socialmente giusta per tutti i cittadini europei.
Difatti, questo principio nasce dalla consapevolezza che le enormi trasformazioni economiche e sociali necessarie per ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione richiesti ai paesi dell’UE possono ampliare le disuguaglianze tra i cittadini. Per evitare che questo succeda e che i costi della transizione ricadano sulle fasce di cittadini più deboli, l’Unione europea negli anni ha sviluppato diversi strumenti finanziari a supporto di politiche mirate, come il Fondo per una transizione Giusta (di cui abbiamo parlato sul nostro sito), e il Fondo Sociale per il Clima (FSC). Quest’ultimo entrerà in vigore nel 2027 ed è attualmente in fase di pianificazione da parte dei governi europei che devono presentare i propri Piani Sociali per il Clima (PSC) entro il 30 giugno di quest’anno, delineando le misure che intendono attuare grazie a questo finanziamento.
Le caratteristiche del FSC
Il Fondo Sociale per il Clima è stato istituito per mitigare l’impatto sociale dell’estensione del sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) ai settori degli edifici e dei trasporti, prevista a partire dal 2027. Questa estensione, nota come ETS 2, introduce costi sulle emissioni di CO₂ derivanti dal riscaldamento degli edifici e dai trasporti su strada, con l’obiettivo di incentivare la riduzione delle emissioni in questi settori. Tuttavia, considerato che questa misura potrebbe comportare un aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, l’FSC ha l’obiettivo di sostenere le famiglie in condizioni di povertà energetica e di povertà di trasporto, oltre alle microimprese, aiutandole ad affrontare i costi della transizione. Lo scopo principale è garantire una transizione equa e giusta, evitando che i soggetti più vulnerabili subiscano le conseguenze economiche più pesanti nel processo verso la neutralità climatica.
Il Fondo sarà finanziato attraverso i ricavi derivanti dalla vendita all’asta delle quote di ETS 2, fino ad un importo totale di 65 miliardi di euro, ai quali si aggiungerà un cofinanziamento del 25% da parte degli Stati membri, portando il totale a 86,7 miliardi di euro. Per l’Italia, la quota stimata è di circa 7 miliardi di euro per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2026 e il 31 dicembre 2032.
Il Fondo prevede due categorie di misure per attenuare gli effetti dell’aumento dei costi legati alla transizione ecologica:
- Misure temporanee di sostegno diretto al reddito per fronteggiare la crescita dei prezzi dei carburanti per riscaldamento e trasporti privati;
- Investimenti strutturali di lunga durata, come ristrutturazione degli edifici, l’integrazione delle energie rinnovabili, acquisti per veicoli a zero e basse emissioni, potenzialmente del trasporto pubblico.
Il piano italiano e il contrasto alla povertà energetica
Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) sta sviluppando il Piano Sociale per il Clima italiano, per il quale sono state recentemente avviate consultazioni aperte anche alla società civile. Questa fase di pianificazione deve essere colta come un’opportunità per elaborare politiche efficaci a medio e a lungo termine, finalizzate a ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche e ad assicurare che i benefici siano accessibili a tutte le fasce della popolazione, in particolare a quelle vulnerabili. Secondo i dati rilasciati a dicembre 2024 dall’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (OIPE), nel 2023 circa 2,36 milioni di famiglie italiane, pari al 9% della popolazione, hanno vissuto in condizioni di povertà energetica.

Questo dato evidenzia che il fenomeno è in forte crescita: rispetto al 2022, si sono registrate oltre 340.000 mila famiglie in più in difficoltà, con un impatto maggiore su famiglie con minori, stranieri e residenti nel Mezzogiorno. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) revisionato nel 2024 non definiva misure sufficienti per contrastare la povertà energetica in crescita. Quindi, in risposta a questi dati, le azioni proposte nel PSC italiano devono non solo ridurre l’impatto immediato della povertà energetica sui cittadini italiani, ma anche creare le basi per una maggiore equità sociale ed economica nella transizione verde.
Tra le misure da inserire nel PSC italiano, è raccomandabile privilegiare:
1.Interventi strutturali di efficientamento energetico degli edifici residenziali: la ristrutturazione e l’isolamento termico degli edifici esistenti sono interventi fondamentali per ridurre i consumi energetici e abbattere le spese delle famiglie, specialmente quelle vulnerabili, che spesso risiedono in edifici con le peggiori prestazioni energetiche. Investire in un parco edilizio più efficiente comporta una riduzione significativa dei costi in bolletta, con un impatto positivo in particolare per le famiglie a basso reddito.
Nel formulare le misure di intervento, è fondamentale garantire un accesso equo agli incentivi per le famiglie più vulnerabili. Questo è un aspetto che non è stato affrontato in modo adeguato con il Superbonus 110%, che ha sì contribuito alla riqualificazione di un numero elevato di edifici, ma ha visto un accesso limitato da parte di molte famiglie in difficoltà. Le politiche future dovranno quindi promuovere l’inclusione di queste categorie attraverso soluzioni che semplifichino l’accesso agli incentivi e ne amplino la portata.
2. La creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): le comunità energetiche sono una risposta innovativa ed inclusiva al fenomeno della povertà energetica. Promuovere la creazione di CER permette ai cittadini di produrre, consumare e gestire energia rinnovabile in modo condiviso, che si traduce quindi in accesso a energia pulita e a basso costo, riduzione di dipendenza dalle fonti fossili e costi delle bollette più bassi per i membri della comunità. Inoltre, l’energia prodotta è condivisa tra i membri della CER, e quindi viene rafforzata la coesione sociale sul territorio. In Italia, già da diversi anni alcune regioni avviano bandi per la creazione di CER con un’attenzione particolare all’aspetto sociale. Esempi come i bandi in Emilia Romagna o in Lazio dimostrano che le CER possono contribuire all’inclusione sociale dei soggetti più vulnerabili, svolgendo un ruolo chiave nel contrasto alla povertà energetica in Italia.
3. Campagne di sensibilizzazione e accessibilità per migliorare la situazione ed avviare interventi: la sensibilizzazione e le misure di accessibilità sono fondamentali per migliorare la situazione e avviare interventi concreti. È essenziale supportare i cittadini nel navigare la complessità delle opzioni per i progetti di ristrutturazione, i finanziamenti disponibili e i fornitori di servizi, specialmente per coloro che si trovano in condizioni di vulnerabilità e marginalità sociale. Ad esempio, se un gruppo di cittadini desidera costituire una comunità energetica, avrà bisogno di supporto e orientamento per avviare le pratiche necessarie. Il PSC italiano deve quindi prevedere investimenti in servizi di consulenza e supporto personalizzato per i cittadini, come gli sportelli unici (one-stop-shops). Questi servizi possono aiutare a sfruttare al meglio le risorse disponibili per migliorare la situazione energetica e, permettendo alle comunità di partecipare attivamente alla presa di decisioni, garantiscono anche soluzioni più adeguate alle esigenze specifiche dei beneficiari, aumentando così le probabilità di risultati efficaci e sostenibili.
Le tappe da qui a giugno 2025
I governi europei hanno tempo fino al 30 giugno di quest’anno per presentare i propri Piani Sociali per il Clima alla Commissione europea, che dovrà valutare la coerenza con gli obiettivi stabiliti dal Green Deal europeo e garantire che le misure proposte siano adeguate a contrastare gli effetti sociali della transizione ecologica. Tutto ciò, nel rispetto del principio del “non arrecare danno significativo” (uno dei criteri di MIRA, come spieghiamo qui), cioè che le misure nel PSC nel raggiungimento del loro obiettivo primario non causino però danni significativi ad altri aspetti ambientali, sociali o economici.
Per garantire che vengano implementate soluzioni realmente efficaci per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e in linea con la transizione giusta, aprire il PSC a consultazioni con stakeholder e la società civile è fondamentale. Il Ministero dell’Ambiente ha aperto soltanto a marzo le consultazioni, con due appuntamenti a cui MIRA ha partecipato e contribuito. Una terza fase di consultazioni è prevista a maggio, quando sarà finalizzata la bozza del Piano. Il contributo dei cittadini e delle organizzazioni della società civile assicura che le soluzioni siano realmente in linea con le necessità e le priorità delle comunità locali, favorendo così la co-creazione di politiche e progetti più efficaci e sostenibili.
Se opportunamente gestito, il Piano italiano può realmente contribuire alla diminuzione del fenomeno della povertà energetica, oltre che diventare un elemento centrale nella costruzione di una transizione verde che non solo rispetti gli impegni climatici europei, ma che promuova anche una maggiore giustizia sociale.