Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono una soluzione innovativa per produrre, consumare e gestire energia da fonti rinnovabili a livello locale, favorendo l’autoconsumo collettivo e riducendo la dipendenza dai combustibili fossili. In Italia, il numero delle CER è in rapida crescita: attualmente distribuite su tutto il territorio nazionale, tra comunità energetiche e progetti di autoconsumo collettivo (come i condomini che utilizzano pannelli fotovoltaici) se ne contano 168. Questo rappresenta un aumento dell’89% rispetto al 2023, anche se, come attenzionato da diversi Enti ed Associazioni, i numeri avrebbero potuto essere più alti se non ci fossero stati ritardi burocratici e normativi. Infatti, come riportato anche dal rapporto 2024 di Legambiente, in una condizione ideale, oggi le CER che avrebbero potuto essere operative sarebbero state almeno 400 con conseguenti consistenti benefici sui diversi livelli: economico, ambientale e sociale.

Il fenomeno delle CER è un vero e proprio modello di transizione energetica sostenibile che si declina nelle diverse regioni italiani con differenti esempi. Qualche esempio per comprendere in concreto che cosa si intende quando facciamo riferimento alle CER:
- Regione Sardegna: Nei comuni di Villanovaforru e Ussaramanna, con il supporto di Ènostra, sono nate due CER che stanno trasformando il panorama energetico locale. L’adozione di impianti fotovoltaici e soluzioni innovative ha permesso di ridurre l’impatto ambientale e aumentare l’autonomia energetica delle comunità.
- Regione Sicilia: A Ragusa, nel 2021, è nata la prima Comunità Energetica Agricola d’Italia, un modello che integra agricoltura ed energia pulita, utilizzando impianti fotovoltaici nelle aziende agricole. Nel comune di Ferla (Siracusa), la CER “CommOn Light” si distingue per il coinvolgimento pubblico e il reinvestimento dei proventi nella comunità per potenziare la produzione di energia.
- Regione Piemonte: In provincia di Cuneo, nelle unioni montane Valle Maira e Valle Grana, è stata costituita la prima CER di area vasta interamente pubblica in Italia, che coinvolge 22 comuni. Il progetto punta su idroelettrico e fonti rinnovabili per trasformare il modello di produzione e consumo energetico locale.
Altre iniziative simili stanno emergendo in diverse regioni italiane, dimostrando il potenziale delle CER nel rendere il sistema energetico più resiliente e partecipativo. Attualmente, il 48% delle comunità energetiche italiane si concentra in Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia.
Quale potenziale sociale per le CER? Le Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali
Se le CER rappresentano un esempio virtuoso di partecipazione dei cittadini alla transizione verde, come catalizzatori di cambiamento che offrono l’opportunità di passare da sistemi energetici tradizionali centralizzati a modelli più decentralizzati e partecipativi, la variante delle Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali (CERS) ne potenzia l’impatto positivo sulla comunità. Le CERS, infatti, oltre agli obiettivi energetici, pongono un forte accento sulla solidarietà sociale, in quanto progettate per garantire l’accesso all’energia alle fasce più vulnerabili della popolazione, favorendo la riduzione della povertà energetica attraverso proprio la partecipazione attiva della comunità.
Pur mantenendo l’obiettivo di produrre energia pulita, le CERS ampliano la prospettiva delle CER integrando un forte impegno sociale. Nascono per rispondere alle difficoltà legate all’accesso all’energia in contesti caratterizzati da disagio sociale, disparità economiche e fenomeni di emarginazione. Attraverso modelli di partecipazione dal basso, coinvolgono i cittadini desiderosi di assumere un ruolo attivo nella comunità, favorendo al contempo innovazione sociale e sostenibilità.Possono essere costituite da una varietà di soggetti, tra cui enti pubblici, aziende, cooperative e privati cittadini, tutti uniti dall’obiettivo comune di produrre e condividere energia rinnovabile, trasformando l’indipendenza energetica in un’opportunità inclusiva.
Esempio particolarmente significativo dell’impatto delle CERS è la Comunità Energetica e Solidale di Napoli Est, seconda comunità energetica in Italia e prima esperienza solidale in Italia. Il progetto, sviluppato nel quartiere San Giovanni a Teduccio, è volto a contrastare la povertà energetica e favorire l’indipendenza energetica di 40 famiglie in condizioni di disagio, promuovendo al contempo l’uso condiviso di fonti rinnovabili.
Promossa da Legambiente Campania in collaborazione con la Fondazione Famiglia di Maria, ha previsto l’installazione di un impianto fotovoltaico sulla sede della Fondazione. L’energia prodotta copre i consumi dell’edificio ed è redistribuita tra i membri della comunità, beneficiando degli incentivi previsti dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Si stima che, in 25 anni, tra incentivi e risparmi sui consumi, si possano generare benefici economici superiori ai 500mila euro, riducendo significativamente i costi delle famiglie aderenti.
Oltre alla produzione e condivisione di energia, il progetto prevede percorsi formativi sull’uso consapevole delle risorse, servizi socio-assistenziali per le famiglie coinvolte e un monitoraggio dei consumi e dell’efficienza edilizia. Il progetto, a livello macro, ha quindi come obiettivi combattere la povertà energetica, condividere l’energia pulita prodotta dal sole, promuovere la consapevolezza dei temi energetici, contrastare la povertà educativa e promuovere la giustizia ambientale e sociale.
La spinta europea alle CER: normative e incentivi dall’UE
A livello europeo, tre normative chiave supportano lo sviluppo delle comunità energetiche:
- Clean Energy for All Europeans Package (2019): mira alla decarbonizzazione del sistema energetico dell’UE.
- Renewable Energy Directive (RED II): fissa l’obiettivo di raggiungere il 42,5% di energia rinnovabile entro il 2030.
- Internal Electricity Market Directive (IEMD): regola l’integrazione delle comunità energetiche nel mercato elettrico.
Tra i paesi europei, l’Italia si distingue come uno dei più avanzati nella promozione della creazione di comunità energetiche sul territorio, come evidenziato dall’analisi che mette a confronto la situazione a livello europeo. In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato 2,2 miliardi di euro per sostenere le CER nei comuni con meno di 5.000 abitanti, con l’obiettivo di installare 2 GW di potenza entro il 2026. L’investimento prevede concessioni a fondo perduto e prestiti a tasso zero per coprire fino al 100% dei costi ammissibili. Recentemente, il Ministero dell’Ambiente ha prorogato al 30 novembre 2025 il termine per accedere ai fondi e ha esteso gli incentivi ai comuni fino a 30.000 abitanti. Maggiori dettagli sulle agevolazioni sono disponibili sul sito di Italia Domani: Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’auto-consumo. Anche i fondi di coesione europei finanziano in larga misura la formazione di CER, come dimostrano i casi virtuosi in Lazio o Emilia Romagna.
Nei prossimi anni, ulteriori finanziamenti dovrebbe arrivare dal Fondo Sociale per il Clima, che entrerà in vigore dal 2027 ed è istituito con l’obiettivo di mitigare l’impatto sociale dell’estensione del sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) ai settori degli edifici e dei trasporti. Il Piano Sociale per il Clima italiano è attualmente in fase di preparazione e dovrà essere ultimato entro il 30 giugno di quest’anno per ricevere i quasi 7 miliardi che verranno allocati all’Italia. Le CER devono essere poste al centro della pianificazione italiana proprio in quanto risposta innovativa ed inclusiva alla povertà energetica, che permette un accesso ad energia pulita a basso costo, quindi a bollette più basse per i membri delle comunità (come abbiamo evidenziato nelle nostre raccomandazioni).
Criticità e sfide delle CER in Italia
Tuttavia, nonostante la crescita delle CER, persistono alcune difficoltà:
- Burocrazia complessa: lentezza nei processi autorizzativi rallenta la costituzione delle comunità e l’accesso ai fondi.
- Potenza installata limitata: la media è di soli 60 kW, con solo il 34% delle iniziative che supera i 200 kW.
- Ruolo dei promotori: il 58% delle CER è guidato da enti pubblici, spesso con risorse limitate.
I comuni con meno di 5.000 abitanti, che rappresentano il 70% del totale nazionale, che giocano un ruolo chiave nell’accesso ai finanziamenti, necessitano di una maggiore semplificazione della normativa e supporto tecnico.
Il futuro delle CER nella transizione energetica
Le comunità energetiche stanno attirando sempre più l’interesse di imprese e cittadini. Il 21% delle iniziative è promosso da soggetti specializzati, mentre il 9% nasce da iniziative di cittadini. In molti casi (79%), il supporto di aziende energetiche o cooperative è essenziale per garantire la sostenibilità.Secondo il rapporto Federmanager – Associazione Italiana Economisti dell’Energia, entro il 2030 le CER potrebbero coprire fino al 19% della domanda di energia elettrica in Europa, con un potenziale che potrebbe raggiungere il 45% entro il 2050. Le Comunità Energetiche Rinnovabili stanno trasformando il modo in cui produciamo e utilizziamo l’energia, coinvolgendo cittadini e territori in un cambiamento concreto. Snellire le procedure e rafforzare il supporto tecnico permetterebbe di ampliare i benefici, rendendo l’autoproduzione energetica una realtà più diffusa e accessibile.