Caso non virtuoso

Nuova diga Foranea del Porto di Genova

Il Progetto prevede la costruzione di una nuova diga foranea, da intestarsi su alti fondali, fino a -50m, e la parziale demolizione della diga foranea esistente, allo scopo di consentire l’accesso delle grandi navi di progetto in completa sicurezza. Lo sviluppo totale della diga foranea a protezione del bacino di Sampierdarena risultante a seguito delle opere a progetto sarà pari a 6.290 m.
L’intervento sarà completato in due fasi tramite anche la demolizione di una porzione della diga esistente:
– Fase A (progettazione e costruzione), per assicurare l’operatività del terminal di Calata Bettolo garantendo l’accesso alle grandi navi portacontenitori di progetto e migliorare l’operatività degli altri terminali che si affacciano sul canale di Sampierdarena;
– Fase B, per assicurare l’operatività di tutti i terminali di Sampierdarena in condizioni di sicurezza, anche di quelli più a ponente, garantendo l’accesso alle grandi navi portacontenitori di progetto.

Regione

Liguria

Località

Genova

Proponente

Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale

Data prevista inizio lavori
2024-04-30
Data prevista fine lavori
2026-11-01
Investimento
950.000.000 €
Fonte investimento
Banca europea per gli investimenti e Fondo Complementare al PNRR
Criteri di Mira violati:
Trasparenza
Coinvolgimento dei cittadini
Sostenibilità economica, ambientale e sociale
Valutazione di impatto ambientale completa
Rispetto del principio do no significant harm (DNSH)

La nuova diga foranea del porto di Genova:

una sfida infrastrutturale piena di controversie

Il porto di Genova si prepara a una trasformazione epocale con la costruzione di una nuova diga foranea, uno dei progetti più complessi del PNRR e oggetto di semplificazioni procedurali ai sensi del Decreto-legge n. 77 del 31 maggio 2021. Questo frangiflutti consentirà l’attracco di mega navi turistiche e cargo, sacrificando ulteriormente la città agli interessi delle grandi compagnie di trasporto.

La nuova diga foranea di Genova sarà tra le più imponenti e profonde al mondo, con una lunghezza di 6,2 km e una profondità che raggiunge i 50 metri. La costruzione è divisa in due fasi: Fase A, da completare entro novembre 2026 con collaudi a dicembre dello stesso anno, e Fase B, estesa fino al 2030. La posa della prima pietra il 4 maggio ha segnato l’inizio delle operazioni di consolidamento del fondale e della costruzione dei cassoni.

Il costo della Fase A è stato aggiudicato per 928 milioni di euro, parte di un investimento totale che ha già superato i 2 miliardi di euro, ben oltre la stima iniziale di 1,3 miliardi. Il progetto è cofinanziato dal governo italiano, dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI), dalla Regione Liguria e dall’Autorità Portuale del Mar Ligure Occidentale.

Il progetto ha suscitato preoccupazioni significative tra cittadini e associazioni locali riguardo agli impatti ambientali e alle modalità di realizzazione. Gli studi ambientali, giudicati incompleti, non considerano pienamente le dinamiche delle correnti del Mar Mediterraneo e le conseguenze su clima e biodiversità. Inoltre, il progetto potrebbe violare la Direttiva UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale e la Convenzione di Espoo, non avendo valutato adeguatamente gli impatti cumulativi e transnazionali.

Le preoccupazioni includono l’aumento del traffico e dell’inquinamento urbano, e potenziali danni all’ecosistema marino, in particolare nell’area protetta del Santuario Pelagos. La costruzione del frangiflutti potrebbe compromettere gli habitat di specie marine protette, violando la Convenzione sulla Conservazione della Fauna e della Flora Selvatica Europea.

Il progetto è stato oggetto di dispute legali e indagini. Nel maggio 2023, il Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria ha invalidato l’assegnazione dei lavori a causa di carenze tecniche del consorzio vincitore, PerGenovaBreakwater. Tuttavia, il contratto rimane in vigore e i lavori proseguono, nonostante le potenziali implicazioni finanziarie delle future sentenze.

L’Autorità Anticorruzione Italiana (ANAC) e l’Ufficio del Procuratore Pubblico Europeo (EPPO) hanno avviato indagini su anomalie procedurali e potenziali conflitti di interesse. Le critiche includono l’uso improprio di una procedura accelerata prevista per emergenze come il crollo del ponte Morandi e presunte manipolazioni dell’asta per favorire il consorzio vincitore.

Infine, Genova è al centro di una maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria, che ha esteso le sue ombre anche sul progetto della nuova diga. La Procura di Genova sospetta che il progetto possa aver favorito interessi commerciali di alcuni operatori privati, legati al business delle banchine del porto.

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