La nuova diga foranea del porto di Genova:
una sfida infrastrutturale piena di controversie
Il porto di Genova si prepara a una trasformazione epocale con la costruzione di una nuova diga foranea, uno dei progetti più complessi del PNRR e oggetto di semplificazioni procedurali ai sensi del Decreto-legge n. 77 del 31 maggio 2021. Questo frangiflutti consentirà l’attracco di mega navi turistiche e cargo, sacrificando ulteriormente la città agli interessi delle grandi compagnie di trasporto.
La nuova diga foranea di Genova sarà tra le più imponenti e profonde al mondo, con una lunghezza di 6,2 km e una profondità che raggiunge i 50 metri. La costruzione è divisa in due fasi: Fase A, da completare entro novembre 2026 con collaudi a dicembre dello stesso anno, e Fase B, estesa fino al 2030. La posa della prima pietra il 4 maggio ha segnato l’inizio delle operazioni di consolidamento del fondale e della costruzione dei cassoni.

Il costo della Fase A è stato aggiudicato per 928 milioni di euro, parte di un investimento totale che ha già superato i 2 miliardi di euro, ben oltre la stima iniziale di 1,3 miliardi. Il progetto è cofinanziato dal governo italiano, dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI), dalla Regione Liguria e dall’Autorità Portuale del Mar Ligure Occidentale.
Il progetto ha suscitato preoccupazioni significative tra cittadini e associazioni locali riguardo agli impatti ambientali e alle modalità di realizzazione. Gli studi ambientali, giudicati incompleti, non considerano pienamente le dinamiche delle correnti del Mar Mediterraneo e le conseguenze su clima e biodiversità. Inoltre, il progetto potrebbe violare la Direttiva UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale e la Convenzione di Espoo, non avendo valutato adeguatamente gli impatti cumulativi e transnazionali.
Le preoccupazioni includono l’aumento del traffico e dell’inquinamento urbano, e potenziali danni all’ecosistema marino, in particolare nell’area protetta del Santuario Pelagos. La costruzione del frangiflutti potrebbe compromettere gli habitat di specie marine protette, violando la Convenzione sulla Conservazione della Fauna e della Flora Selvatica Europea.
Il progetto è stato oggetto di dispute legali e indagini. Nel maggio 2023, il Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria ha invalidato l’assegnazione dei lavori a causa di carenze tecniche del consorzio vincitore, PerGenovaBreakwater. Tuttavia, il contratto rimane in vigore e i lavori proseguono, nonostante le potenziali implicazioni finanziarie delle future sentenze.
L’Autorità Anticorruzione Italiana (ANAC) e l’Ufficio del Procuratore Pubblico Europeo (EPPO) hanno avviato indagini su anomalie procedurali e potenziali conflitti di interesse. Le critiche includono l’uso improprio di una procedura accelerata prevista per emergenze come il crollo del ponte Morandi e presunte manipolazioni dell’asta per favorire il consorzio vincitore.

Infine, Genova è al centro di una maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria, che ha esteso le sue ombre anche sul progetto della nuova diga. La Procura di Genova sospetta che il progetto possa aver favorito interessi commerciali di alcuni operatori privati, legati al business delle banchine del porto.